I visitatori nei meravigliosi ambienti barocchi della residenza di caccia, tra curiosità e storia, esploreranno il mondo visto dai Savoia. La Palazzina “il palazzo della natura”, cuore della storia, diventa anche un libro della giungla di Salgari da sfogliare con il naso all’insù.
La Palazzina di Caccia di Stupinigi è progettata come uno spazio scenografico in cui la natura è il centro gravitazionale. Inserita nel cuore di una grande area verde, celebra la caccia, il passatempo preferito dei reali. Non a caso il cervo, realizzato da Francesco Ladatte nel 1776 e “appoggiato” sulla cupola centrale della reggia, è il simbolo del luogo. Filippo Juvarra, architetto di corte e progettista nel 1729 dell’edificio, fa dialogare perfettamente gli spazi architettonici con la superba campagna circostante. Prova ne è il salone centrale, dal quale si aprono quattro braccia a croce di Sant’Andrea, che si affaccia su un prato all’inglese.
Lo Juvarra seguì personalmente i lavori con una precisione maniacale, arrivando a prescrivere il tipo di calcina, “di Superga ben bagnata e purgata da tutte le pietre”, da impiegare. Per la costruzione dell’edificio, dotato di scuderie e rimesse agricole, occorsero circa 800 mila mattoni. Un’opera maestosa: osservando la magnificenza delle decorazioni si comprende l’arditezza del progetto iniziale.
Come ogni castello ha ospitato regnanti e personaggi storici. Nei suoi appartamenti si sono consumate importanti vicende: nel 1773 le stanze della Palazzina risuonano a festa per il matrimonio tra Maria Teresa di Savoia e il principe di Francia Carlo X. Proprio in quest’occasione viene installato il sontuoso lampadario che illumina il salone centrale. Nel 1805 vi soggiorna Napoleone prima di raggiungere Milano dove verrà incoronato imperatore. Nel 1808 gli appartamenti di Levante accolgono Paolina Bonaparte e Camillo Borghese
Non mancano ospiti meno illustri ma sicuramente più bizzarri: nel 1827 alla Palazzina arriva Fritz, un elefante donato dal vicerè d’Egitto Mohamed Alì a Carlo Felice in cambio di 100 pecore merinos, allevate dal marchese Michele Benso di Cavour, padre di Camillo. Il monarca sabaudo decide di relegare il pachiderma tra gli spazi verdi di Stupinigi. In venticinque anni di permanenza nella sua nuova dimora piemontese l’animale diventerà una vera e propria “star”, venendo immortalato in diversi ritratti e conquistandosi l’affetto dei nobili e della popolazione locale.
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